Bert Hellinger
GLI ORDINI DELL' AMORE
«Vi sono ordini dell’amore. Gli ordini dell’amore sussistono indipendentemente dai nostri desideri, dalle nostre paure e soprattutto indipendentemente dalla nostra consapevolezza. Essi appaiono attraverso le conseguenze che derivano dalla loro violazione. Uno dei modi in cui li possiamo percepire sono le costellazioni familiari».[1] «Il movimento profondo delle costellazioni è sempre un movimento di amore che ristabilisce gli ordini dell’amore».[2]
L’uomo «psichico» come fedeltà d’amore: nell’inconscio umano, più profondo del complesso incestuoso-edipico-omicida, è il patto di un amore-fino-alla-morte.
Già M. Erikson aveva rivoluzionato il concetto di inconscio, parlando di «inconscio amico»: egli concepì l’inconscio umano non come un serbatoio di conflitti rimossi (Freud), ma come una forza amica gravida di risorse fondamentali per la armonizzazione, che suggerisce dall’interno soluzioni e scelte che sono per noi quelle migliori e attuabili in quel determinato momento della nostra esistenza. La disarmonia viene considerata come “adattativa”, cioè un tentativo di risolvere il problema.[3]
Nell’ultimo mezzo secolo poi, le «costellazioni familiari sistemiche» (di cui B. Hellinger[4] è uno dei più conosciuti promotori), stanno rivelando molte leggi dell’inconscio umano, e queste leggi ci lasciano stupefatti. Possono infatti tutte quante racchiudersi in una sola, pregnantissima parola: la parte più profonda dell’inconscio umano, quella che veramente determina le nostre vite, è la «fedeltà d’amore». «Fedeltà d’amore» è uno dei nomi di Dio, del Dio biblico [5].
Le leggi costanti che emergono in modo fenomenologico dalle costellazioni familiari sistemiche [6] si possono descrivere come: legami d’amore, movimento d’amore, compensazione, fedeltà d’amore, riconciliazione, relazione, armonia e sintonia con tutti, anche con i nemici. Non solo il nostro essere umano è strutturato (nello strato più profondo della sua psiche), con queste leggi, ma anche i sistemi formati da esseri umani.
Le costellazioni familiari sistemiche hanno infatti mostrato che esistono dei legami profondissimi tra i componenti di una stessa famiglia, ed esistono delle eredità che si trasmettono di generazione in generazione e si imprimono nell’inconscio di ogni nuovo bambino che viene al mondo. Ogni nuovo nato porta in sé alcuni doni ma anche alcune ferite che appartengono alla storia della propria famiglia. Per questo motivo l’inconscio del bambino (che si forma soprattutto durante la gestazione e i primi anni di vita), percependo ferite e scompensi, reagisce con qualcosa che si può sempre ricondurre alla fedeltà d’amore. Anche se il piccolo spesso reagisce dirigendosi di più verso la morte che verso la vita, le sue reazioni appartengono sempre all’ordine dell’amore: quello che l’inconscio del bimbo stabilisce è sempre un patto d’amore, che quindi come tale non può essere spezzato (pena scindere la persona al suo interno), ma va fatto evolvere verso la vita e la benedizione. Un esempio classico è quello di un bambino che nasce dopo un aborto. Qualche volta può accadere che questo bambino (anche da adulto) si ammali e forse anche muoia per amore del fratellino che non ha potuto godere della vita, per condividere la sua stessa sorte. Naturalmente questo patto d’amore siglato a livello dell’inconscio non è percepito dalla mente consapevole. Sono dinamiche che operano a livello dell’inconscio. Però, dal momento che l’inconscio non distingue tra vita reale e rappresentazione, tra realtà e rito, è stato sperimentato che ciò che viene risolto nella costellazione viene risolto anche nell’inconscio.
«Bert Hellinger è stato uno dei più innovativi psicoterapeuti sistemici… Nel suo lavoro terapeutico con le costellazioni familiari mette delle persone in grado di rappresentare il campo di influenza di una famiglia, per aiutare il soggetto a scoprire le dinamiche nascoste che lo legano agli altri membri familiari e al tragico destino di uno o più di loro. La sua psicoterapia sistemica è un servizio alla riconciliazione, in quanto tende a far recuperare a ogni persona la propria dignità, spesso reintegrando nel loro sistema quelli che sono stati condannati, esclusi o dimenticati, in modo che possano anche sostenere l’evoluzione degli altri».[7]
Le costellazioni familiari praticate in tutto il mondo hanno dimostrato che ogni appartenente a una famiglia vive di una profonda relazione con essa, con i vivi e con i morti. «Si ipotizza per questo l’esistenza di una coscienza di gruppo. Appartengono al gruppo familiare non solo i componenti biologici della famiglia, vivi e morti, ma anche precedenti consorti o fidanzati dei genitori, o dei nonni, e anche le vittime e gli assassini fra cui si crea un legame profondissimo. Durante le rappresentazioni delle costellazioni familiari sistemiche quasi sempre arriva come un fulmine la rivelazione di qualcosa che sta dietro ai fenomeni e alle malattie».[8]
«All’interno della famiglia (intesa nel senso ampio del termine) si percepisce un movimento di amore. L’amore si insedia - o perlomeno è così che me lo immagino - nella “coscienza inconscia”. Le costellazioni familiari mostrano che il sistema familiare è dominato da una forza che veglia come una coscienza sulle nostre azioni in modo che rispettino determinati ordini».[9]
«Vi sono ordini dell’amore. Gli ordini dell’amore sussistono indipendentemente dai nostri desideri, dalle nostre paure e dalla nostra consapevolezza. Ci vengono mostrati attraverso le conseguenze che derivano dalla loro violazione. Uno dei modi in cui li possiamo percepire sono le costellazioni familiari».[10]
Quando vengono messe in atto le rappresentazioni delle costellazioni familiari sistemiche, si percepisce che «un movimento si impossessa dei rappresentanti, del conduttore e anche degli spettatori…: si tratta sempre di un movimento d’amore. È il movimento dell’amore che accoglie tutto. È un movimento creatore che mette in ordine ciò che era in disordine… I movimenti dei rappresentanti durante una rappresentazione e i risultati a cui conducono consentono di portare alla luce sia i disordini che causano problemi e malattie che gli ordini che devono essere rispettati e ripristinarli. Si tratta di ordini dell’amore e della vita».[11]
«I sistemi familiari hanno una tale forza, un tale potere coesivo, e muovono così profondamente l’animo di tutti, indipendentemente dal loro comportamento, che si può dire che la famiglia dà vita al singolo, che da essa proviene con tutte le sue possibilità e tutti i suoi limiti.… La famiglia è il legame più forte e nello stesso tempo la fonte prima di ogni malattia, nevrosi e sofferenza psichica.… Il legame fa in modo che si portino i destini insieme. Se in famiglia è accaduto qualcosa di brutto, si instaura per generazioni l’esigenza di compensarlo».[12] «L’amore nella famiglia rende sia ammalati che sani. Non è la famiglia che fa ammalare, ma è la profondità del legame e l’esigenza di compensazione che nelle famiglie può causare delle malattie. Se si porta alla luce questo fatto, lo stesso amore e la stessa esigenza di compensazione portati a un livello superiore possono influire positivamente sulle malattie, guarendole… Il singolo, qualunque cosa esprima verso l’esterno, nel suo essere più profondo è fedele alla sua famiglia. Questo amore profondo va riconosciuto[13]… L’amore veramente profondo non permette che qualcuno si metta permanentemente contro la sua famiglia. Per questo, chi combatte il proprio padre, diventa inevitabilmente come lui. E chi combatte la propria madre, diventa inevitabilmente come lei»,[14] per recuperare a un altro livello la propria fedeltà d’amore.
«Esiste un profondo legame tra il bambino e la sua famiglia di origine. La cosa più tremenda per un bambino è di esserne escluso. Il bambino vive nella coscienza: “Io appartengo a questa famiglia, ad essa voglio appartenere e ne condivido il destino, qualunque esso sia”. Perciò il bambino fa di tutto pur di appartenervi, senza alcun egoismo. Il bambino arriva anche a morire volentieri, se ciò può aiutare un altro. Questo legame è dunque libero da egoismo».[15] «Il bisogno di appartenenza determina nel bambino che c’è in noi il desiderio di diventare come qualcuno che ama molto, per esempio la madre malata. Solo provando ciò che prova lei si sente unito alla persona amata nell’amore. Per restare o ritornare sano ha bisogno della benedizione della madre in modo che lo stesso amore che lo fa ammalare gli permetta, o addirittura lo obblighi a guarire… Spesso l’amore cieco non conduce solo alla malattia, ma addirittura alla morte, per esempio quando il bambino dice alla madre o al padre morti prematuramente: “Voglio stare con te, ti seguo”».[16] «Spesso un figlio illegittimo ha un figlio illegittimo a sua volta. È una specie di accordo con la madre. Una specie d’amore e di fedeltà nei suoi confronti. Fedeltà significa amore».[17]
«Fa parte integrante dell’amore che le persone escluse e le persone maledette vengano prese in considerazione e che ci si rivolga a loro con compassione, senza tuttavia nulla sminuire della loro colpa. In questo modo io mi libero dall’identificazione con loro. Essi, nel momento in cui accolgono il peso della loro colpa, accolgono la dignità di una espiazione».[18] Ma anche se non la accolgono, nel momento in cui noi accogliamo queste persone nel nostro cuore, senza condannarle, ci troviamo interiormente liberi.
«Solo ciò che amiamo ci rende liberi… Un amore tanto grande porta in sé la sua ricompensa e il suo valore, come la sorgente trova la sua ricompensa e il suo valore nel fluire, qualsiasi cosa gli altri facciano con l’acqua».[19]
«Ogni membro della famiglia ha lo stesso diritto di appartenenza. Se gli ordini dell’amore vengono rispettati, generano del bene. Quando invece questi ordini non vengono rispettati, le persone entrano in crisi o si ammalano. Porto un esempio. Se in una famiglia c’era un omicida che è stato disprezzato ed escluso, e questo in seguito torna ad ottenere il suo posto, tutti si sentono sollevati. Se rimane escluso, in seguito verrà imitato da qualcun altro, senza che quest’ultimo se ne accorga. Sono dinamiche che operano a livello dell’inconscio. Ciò avviene per dare una seconda possibilità al sistema di accogliere, e non escludere nessuno. Ciò avviene indipendentemente dalla qualità morale delle azioni di colui che è stato escluso».[20]
Le leggi delle costellazioni ci mostrano che per stare bene (spiritualmente, psicologicamente e fisicamente) è necessaria l’armonia: «armonia significa essere in sintonia con molti e infine con tutti, quindi anche con il nemico».[21]
Una cosa molto interessante da notare è che «se alcuni membri della famiglia si sono resi colpevoli della morte di altre persone, le vittime fanno parte della famiglia e ne deve essere accettata l’appartenenza... Ciò è dimostrato dal fatto che se non vengono accettate né le vittime né i carnefici [senza peraltro sminuirne la colpa], un membro successivo della famiglia le rappresenterà».[22]
«La coscienza collettiva segue una legge fondamentale: nessun appartenente al sistema può essere escluso. Cosa accade se ciò avviene comunque? La persona esclusa viene rappresentata da un membro del sistema e diventa il suo destino… In molte famiglie ebree al cui interno ci sono vittime dell’Olocausto, i carnefici vengono rappresentati da membri della famiglia. Improvvisamente uno degli appartenenti alla famiglia assume l’energia del carnefice senza sapere perché.[23] In queste famiglie i carnefici vengono spesso esclusi e disprezzati. Per questo un discendente li rappresenta di nuovo: per dare al sistema una nuova possibilità di accoglienza. Solo quando i carnefici trovano il proprio posto nel sistema [senza peraltro annullare nulla della gravità della colpa commessa], non hanno più bisogno di essere rappresentati: è stato ristabilito l’ordine dell’amore che non può negare a nessuno, qualsiasi cosa abbia commesso, l’appartenenza.
Il movimento profondo delle costellazioni è sempre un movimento di amore che ristabilisce gli ordini dell’amore».[24]
«La psicosi non è una malattia, non è una colpa. Costituisce il tentativo di unire qualcosa che non si è potuto unire nel sistema, principalmente il carnefice con la sua vittima. Non riescono a incontrarsi nel sistema perché vi è sempre qualcuno che si scandalizza del carnefice e che non sopporta l’idea di accettare nel sistema un assassino, un criminale. Eppure il sistema trova pace solo quando entrambi si sono uniti. Non vi è infatti nessun legame più forte di quello fra vittima e carnefice… Lo psicotico percepisce in sé ciò che non è ancora stato conciliato, perché entrambi, la vittima e il carnefice, sono presenti nella sua anima, ma senza possibilità di riconciliazione. Per questo è confuso. Questo lavoro, i movimenti dell’anima, possono aiutarli a unirsi. In questo modo guariamo tutto il sistema».[25]
Quando Hellinger lavorò con discendenti delle SS e con discendenti di ebrei vittime dell’Olocausto, e vide che era possibile riconciliare profondamente vittime e carnefici, chiamò questo movimento di riconciliazione «l’incanto del venerdì santo».[26]
«I carnefici si inteneriscono se vengono amati. Le campagne portate avanti in Germania e in Austria contro i carnefici del Terzo Reich all’insegna del “non deve mai più accadere” sortiscono spesso l’effetto opposto. Finché anche i carnefici non trovano posto in mezzo a noi e nei nostri cuori come persone come noi, il male, il loro male, conserva la propria forza. Più li rifiutiamo, più il male aumenta la propria forza. Se vengono accettati, possono essere persone come noi. Solo così possono portare realmente il lutto e affrontare le conseguenze dei loro gesti. Non prima.… Il movimento risanatore nella nostra anima verso la pace sarebbe accettare entrambi e accettare il loro destino, così com’è stato, sia quello delle vittime che dei carnefici. Entrambi contemporaneamente. Così riconcilieremo anche l’impulso omicida che c’è in noi e il dolore che proviamo in quanto vittime. Entrambi contemporaneamente. Solo quando i due opposti si incontrano, la nostra umanità si realizza… Qui finisce tutta la vendetta».[27]
«Il perdono che unisce è nascosto e silenzioso. Non viene espresso, ma è esercitato… Nei confronti di vittime e carnefici l’unico movimento possibile è la misericordia. Si tratta di un atteggiamento del cuore da uomo a uomo, ma anche nei confronti di tutte le creature… Si tratta di una misericordia silenziosa… Questo è l’amore che riconcilia».[28]
«La riconciliazione [29] è possibile se prendo dentro di me ciò che ho rifiutato e lo accetto».[30]
[1] B. Hellinger, L’evoluzione delle costellazioni familiari, Dagli ordini dell’amore alle costellazioni familiari spirituali, Tecniche nuove, Milano 2011, 3.
[2] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, Urra, Milano 2006, 37-38.
[3] Per una breve sintesi di tutto ciò cf D. Megglé, Psicoterapie brevi, Red Edizioni, Como 1998, 122-140. W. Oberhuber, Ipnosi, FrancoAngeli, Milano 2000, 35-50. M. Erikson, La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio, Roma 2000.
[4] Di cui però non condivido pienamente il pensiero, soprattutto quando affronta il discorso su Dio e sul cristianesimo.
[5] A ciò si ricollega il concetto dell’uomo imago Dei.
[6] Quello che viene usato durante le rappresentazioni delle costellazioni familiari sistemiche è un metodo fenomenologico. «Con questa psicoterapia fenomenologica ci si espone alla situazione così com’è, senza supposizioni e senza il supporto di una determinata teoria. Bisogna esporsi a quello che appare senza pregiudizi» (B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, Urra, Milano 2006, 106).
[7] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, Dialoghi con Gabriella ten Hövel, Feltrinelli, Milano 2011, 11-12.
[8] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 16.
[9] B. Hellinger, Il viaggio interiore, Tecniche nuove, Milano 2008, 120.
[10] B. Hellinger, L’evoluzione delle costellazioni familiari, Dagli ordini dell’amore alle costellazioni familiari spirituali, Tecniche nuove, Milano 2011, 3.
[11] B. Hellinger, L’evoluzione delle costellazioni familiari, 7.
[12] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 104-105.
[13] «Un figlio può apparire ribelle ed essere allo stesso tempo fedele a un livello molto profondo. Se chi lo osserva ha un’ottica troppo ristretta, allora vede solo un lato. Ogni figlio agisce per amore. Anche se dà fastidio, agisce per amore. Bisogna solo scoprire il punto in cui quest’amore sta. Quando lo si è trovato, d’un tratto il suo comportamento diventa completamente chiaro. Tempo fa fui invitato dagli educatori di un istituto per ragazzi difficili a tenere un corso per queste ragazze e per i loro genitori. In tutte le rappresentazioni emergeva la stessa dinamica: “Preferisco sparire io al posto tuo”. Prima di allora nessuno si era accorto di quanto queste ragazze amassero i loro genitori… Una delle ragazze si era buttata dal tetto dell’istituto. Ma nella rappresentazione si scoprì che in realtà era suo padre che voleva morire. Egli a sua volta voleva seguire il proprio padre morto. La figlia aveva allora interiormente detto al padre: “Preferisco morire io al posto tuo”. Se queste dinamiche vengono chiarite, ci saranno delle possibilità di soluzione. Solo che difficilmente la figlia le comprende. Essa vive un’esigenza di tipo arcaico a livello dell’inconscio: “Se porto io questo peso, papà ne sarà liberato”» (B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 75-76).
[14] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 106-107.
[15] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 47.
[16] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, Urra, Milano 2006, 57.
[17] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 131.
[18] B. Hellinger, Ciò che agisce, Lettere terapeutiche, Accademia, Roma 2008, 32.
[19] B. Hellinger, Ciò che agisce, Lettere terapeutiche, 31.
[20] B. Hellinger, Riconoscere ciò che è: la forza rivelatrice delle costellazioni familiari, 98-99.
[21] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 13.
[22] B. Hellinger, L’evoluzione delle costellazioni familiari, Dagli ordini dell’amore alle costellazioni familiari spirituali, Tecniche nuove, Milano 2011, 7-9.
[23] Cf l’impressionante testimonianza di Raffaella di Castro: «La preistoria di mia mamma, bambina [ebrea] di tre anni sotto l’occupazione nazista, diventa la mia stessa preistoria. Una memoria che oltrepassa qualsiasi limite temporale, che non ha bisogno di essere ricordata né conosciuta, perché è identica alla certezza di un’angoscia ancestrale, che da sempre, come un latte avvelenato, ha minacciosamente nutrito la mia stessa nascita… A un certo punto quella memoria-angoscia è improvvisamente esplosa oltre i confini delle antinomie che con cura ossessiva tenevo separate e distinte… esasperandosi nell’insostenibile scoperta di una dimensione interna che non era più identica alla bambina-vittima ma recitava anche il ruolo del persecutore» (R. di Castro, Testimoni del non-provato, Ricordare, pensare, immaginare la Shoah nella terza generazione, Carocci editore, Roma 2009, 21).
[24] Cf B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 37-38.
[25] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 140.
[26] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 96.
[27] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 166-169.
[28] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 151-152.
[29] «Ho organizzato delle rappresentazioni di costellazioni familiari in un carcere londinese e ho lavorato con un assassino. Abbiamo messo in scena solo due persone, un rappresentante per lui e uno per la vittima. Non vi è stato alcun intervento, tutto è scaturito dai movimenti dell’anima dei rappresentanti. La vittima era piena di rabbia e teneva stretti i pugni. L’assassino è stato sopraffatto da un’incredibile dolore, finché non è crollato. A quel punto la vittima si è chinata su di lui e si sono abbracciati. Poi la vittima si è alzata e si è ritirata. Al termine chiesi al vero assassino cosa ne pensava. Disse: “mi sono sempre sentito così”. Se la rappresentazione viene fatta senza riserve e senza desiderio di vendetta, fra vittima e assassino nasce spesso un grandissimo amore. Alla fine entrambi si abbandonano a una forza superiore» (B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 35-36).
[30] B. Hellinger, Il grande conflitto, La psicologia della distruttività e le strade della riconciliazione, 158.